Malpighia  Punicifolia, o ciliegia delle Indie orientali, originaria dell'America  tropicale, Spirulina Pacifica, Rosmarinus Officinalis, o in gergo comune  rosmarino,  Rafanus Niger, meglio conosciuto come ravanello. Sembrano  gli ingredienti di una pozione magica. Invece sono le piante le cui  proprietà "benefiche" nella conservazione di salumi ed insaccati sono  attualmente oggetto di studio presso l'Unità di Biotecnologie e  Sicurezza Alimentare dell'Istituto di Scienze dell'Alimentazione (Isa)  del Cnr di Avellino, diretta da Alfonso Sada e Filomena Nazzaro.  Proprietà talmente benefiche che, grazie alle vitamine, agli  antiossidanti, in particolare l'acido ascorbico, ai flavonoidi ed ai  polifenoli in esse contenuti permetteranno di preparare e conservare i  salumi senza l'aggiunta dei nitriti e nitrati, sostanze chimiche  ritenute dannose per la salute. 
"I più pericolosi - spiega Alfonso Sada, responsabile scientifico del  progetto europeo denominato 'Nochemfood' - sono i nitriti i quali, una  volta ingeriti, possono dar luogo, in particolari condizioni, alla  formazione di nitrosammine, sostanze estremamente nocive in quanto   dichiaratamente cancerogene. Anche i nitrati, però, risultano  notevolmente dannosi perchè possono facilmente trasformarsi in nitriti  per riduzione nell'ambiente acido dello stomaco. Proprio per questo, nei  processi produttivi tradizionali, si utilizza un mix di nitriti e  nitrati massimo di duecentocinquanta milligrammi per chilogrammo, con un  limite per i nitriti di 150 milligrammi". 
Però i nitrati ed i nitriti hanno un grosso vantaggio: quello di  riuscire ad inibire la crescita di determinati batteri e di farlo a  costi bassissimi. In più riescono a mantenere più a lungo il colore  rosso della carne, grazie alla loro capacità di associarsi con  l'emoglobina della carne. Si pensi che, come raccontano gli esperti,  vengono a volte addirittura utilizzati per trattare la superficie della  carne in modo da donarle "un'illusione di freschezza" più duratura.  
Ed allora che fare? Ecco che entrano in gioco gli estratti vegetali che,  mescolati secondo opportune proporzioni, si rivelano capaci di  sostituirsi ai nitrati e nitriti modulando e, in alcuni casi, inibendo  lo sviluppo dei batteri, ma in maniera del tutto naturale.  
"I test compiuti finora - continua Sada - sono serviti ad accertare  l'assoluta sicurezza di questi estratti vegetali dal punto di vista  alimentare: il loro impiego non presenta alcun problema di tossicità nè  di alterazioni a livello del Dna". 
Un progetto, quello che vede coinvolto anche l'Isa del Cnr, finanziato  dalla Comunità Europea nell'ambito del VI Programma Quadro con fondi  pari a 2 milioni e 260mila euro, di cui 497mila destinati all'Isa  stesso.  
Ma come si procede per ricavare questi preziosi estratti "a prova di  microbi", che però salvaguardano il sapore e l'aroma, e quindi la  golosità dei salumi? 
Si ricorre ad una tecnica definita Sfe (Super fluid extraction) cioè di  estrazione con superfluidi, mediante l'utilizzo dell'anidride carbonica  che, a temperature tra i 37-40 gradi ed alla pressione compresa tra  68-73 atmosfere, passa dallo stato gassoso a quello di un fluido con un  potere estrattivo superiore a quello di molti solventi organici.  Alterando di poco le condizioni di temperatura e pressione si riesce a  passare facilmente da uno stato fisico all'altro. 
La ricerca, partita nel 2006 e che si concluderà nel 2009, è frutto di  un lavoro di equipe che oltre all'Istituto di Scienze dell'Alimentazione  del Cnr vede coinvolti partner a livello nazionale ed internazionale.  In particolare, fanno parte del consorzio la già citata svizzera Bioma  Agro Ecology Co Ag che si occupa del coordinamento generale del progetto  e della preparazione degli estratti vegetali attraverso l'utilizzo di  specifici impianti, l'Università del Molise, il Centro Tecnologico de la  Industria Carnica di La Rioja in Spagna, l'Istituto de Fermentaciones  Industriales del Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica (Csic),  anch'esso in Spagna, e la società Innova. Ed ancora, per la fase di  verifica dell'efficacia degli estratti vegetali e della loro "salubrità"  per la salute umana, fase che vede protagonista in prima fila proprio  l'Istituto avellinese di Scienze dell'Alimentazione, un'importante  collaborazione viene dal mondo dell'industria dei salumi. Partecipano  infatti al progetto ben tre salumifici: uno italiano, quello dei  Fratelli Spiezia Spa di San Vitaliano (Nola), uno spagnolo ed uno greco.   
E proprio con la collaborazione del salumificio Spiezia ha avuto inizio  da poco la fase progettuale che consiste nel confronto tra il protocollo  tradizionale di produzione dei salumi e quello innovativo che utilizza  gli estratti vegetali. Sono stati preparati dei campioni di salame tipo  Napoli, il secondo insaccato più venduto in Italia, e nel corso di circa  un mese di maturazione, sono stati effettuati  sette-otto prelievi su  cui sono state eseguite una serie di analisi microbiologiche e  biochimiche, in relazione diretta al variare delle percentuali di  estratti naturali immessi. 
La fase di maturazione dei salumi è, secondo gli addetti ai lavori, un  meccanismo molto delicato, durante il quale avviene lo sviluppo di una  particolare flora microbica che si mantiene "in costante equilibrio". Un  ruolo primario è svolto dai lactobacilli, che agiscono come iniziatori  (starter) del processo di fermentazione.  Essi sono capaci di provocare,  durante la loro crescita esponenziale, un processo di idrolisi delle  proteine della carne conferendo al salume il suo tipico ed  inconfondibile aroma e sapore, il cosiddetto "flavour".  
Un anno strategico questo, durante il quale sono stati effettuati i  primi test significativi di verifica che gli estratti vegetali oggetto  della ricerca riescano effettivamente a modulare la crescita microbica  ma soprattutto ad inibire la formazione e l'attività di batteri  indesiderati o addirittura patogeni, quali i temibili clostridi, bacilli  anaerobi, che possono svilupparsi nei tradizionali processi di  conservazione sottovuoto. Tra questi il più pericoloso è il clostridium  botulinum, in grado di secernere una tossina che è causa di una  gravissima intossicazione alimentare, il botulismo, a volte addirittura  letale.  
"Nel corso del progetto andremo ad inoculare volutamente - evidenzia  Sada - il clostridio nei salumi, per verificare se gli estratti  vegetali, utilizzati al posto dei nitriti e dei nitrati, risultino  effettivamente efficaci nell'inibire la loro proliferazione". 
Ma non finisce qui. Infatti, il team dell'Istituto di Scienze  dell'Alimentazione andrà ad eseguire sui vari campioni di salumi  prelevati durante la fase di maturazione una serie di analisi digitali a  scansione di immagini che, mediante un apposito software permetteranno  di monitorare le variazioni di colore della carne durante tutto il  processo. 
"I salumi che andremo a preparare con gli estratti vegetali - dice il  responsabile scientifico - qualora immessi sul mercato, avrebbero  certamente un prezzo più elevato rispetto a quelli tradizionali. Questo  in relazione alla tecnologia innovativa utilizzata, legata al costo  degli estratti vegetali".  
Ma è importante, come recita un vecchio adagio, dare tempo al tempo: una  volta che si sia diffusa ed incrementata la produzione, calerebbe anche  il prezzo.   |                      
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